lunedì 1 settembre 2014

Tra l'Ortis e il Werther

Quando ieri sera ho finito di leggere "I dolori del giovane Werther" ho iniziato a pensare a numerosi confronti tra questo libro e il suo simile nostrano, "Ultime lettere di Jacopo Ortis". Banale forse, ma poter leggere entrambi i testi permette una visione più completa che spesso studiando su libri di testo non si ha.
Si ricalca sempre la somiglianza del testo di Ugo Foscolo con quello di Goethe, lo si cita sempre come fonte e modello, ma se v'è tanto di simile v'è altrettanto di differente. Andiamo per punti.

SIMILITUDINI

Entrambi i protagonisti vivono una sofferenza interiore dovuta all'amore per una donna promessa di un altro; vi è un periodo idilliaco nel quale la coppia comunque si frequenta e il protagonista è relativamente felice; l'idillio viene rotto dalla comparsa del rivale in amore; si arriva ad un punto di rottura nel quale il protagonista perde ogni speranza, inizia a perdere i contatti con la realtà e medita la morte, fino ad arrivarvi per suicidio. Sia Jacopo che Werther scrivono ad un amico, Lorenzo Alderani l'uno e Guglielmo l'altro, e entrambi si raccomandano ai rispettivi amici di consolare le madri.
Vi sono inoltre scenette simili, come il rapporto dei protagonisti con il popolo nella città in cui vivono, l'attaccamento iniziale ed il rifiuto successivo dei libri classici o il ritratto della donna amata. O anche concetti assolutamente identici, come il ritorno ad un'infanzia interiore stando a contatto con fratelli e/o sorelle della donna amata.

DIFFERENZE

Da principio vediamo come in Foscolo è presente il tema politico -l'avversione a Napoleone-, ma non sarebbe così importante ai fini della mera trama se non fosse per il fatto che con questa "scusa" il nostro Jacopo ha un motivo effettivo per andare via di casa e scrivere a Lorenzo, che nel frattempo si è trasferito a casa sua e può leggere le lettere a sua madre; d'altro canto Werther è in questo nuovo paese non si sa bene dove o perché (anche se il dove è possibile rintracciarlo Goethe cerca di camuffarlo per renderlo meno pertinente ai fini della storia).
Quando Werther si avvicina al popolo lo fa in maniera quasi tenera ed innocente, è interessato anche all'uomo più umile e la sua storia per il suo attaccamento, come dice, alle persone infelici; quando invece Jacopo si avvicina al popolo lo fa in maniera altezzosa e superbia, quasi fosse in presenza di scimmie poco ammaestrate che rimangono basite davanti a cotanta sapienza.
I due rivali, Odoardo e Alberto sono completamente differenti, da principio per come sono visti dai protagonisti e poi per le loro azioni. Odoardo è ampiamente criticato da Jacopo per i suoi modi vuoti e quasi senza senso poiché non è pieno di passione come lo è lui, e nonostante abbi una vastissima biblioteca per Jacopo sono senza scopo se poi l'animo di Odoardo non è abbastanza sentimentale per farsi idee proprie e portarle avanti come battaglie come invece lui fa. Alberto, d'altro canto, è molto stimato da Werther, diventano anche amici e si mandano lettere. Alberto non è affatto uno sciocco e capisce che a Werther piace Charlotte e per questo si allontana, ma non vi sono mai scontri diretti tra i due, se non sulla visione del suicidio che Alberto critica duramente.
A differenziare i due poi è il fatto che Jacopo è sempre in preda al furore, è sempre in agitazione, in movimento e fisicamente in corsa. Questa differenza non è da trascurare poiché è spronando il cavallo ad una corsa folle verso la morte Jacopo uccide un uomo, mentre Werther assiste ad un omicidio ma non ne prese parte in alcun modo.
I due punti di rottura ho notato che avevano aspetti incredibilmente diversi: nel Werther i noci sotto i quali lui e Charlotte erano soliti stare insieme e passare i pomeriggi sono tagliati dalla moglie del nuovo sagrestano, il che implica la fine dell'idillio; in Foscolo invece per una tempesta, che rappresenta la tempesta interiore di Jacopo, una chiesa viene distrutta, simboleggiando così la morte di dio. In entrambi vi è la componente religiosa sagrestano/chiesta, ma mentre nel primo è una donna e quindi potremmo vedere una sorta di opera divina nel far finire l'idillio, nel secondo caso è un fulmine a distruggere la chiesa e se assumiamo che è stato dio a volerlo, dio avrebbe distrutto il posto dove si diffonde il suo verbo, che non avrebbe senso, e allora è il destino che ha voluto così per dimostrare a Jacopo che dio non c'è e non c'è nemmeno speranza, che tutto è finito e che tutto è andato perduto. A mio avviso, la distruzione della chiesa ha un impatto maggiore.
Lorenzo e Guglielmo, inoltre, sono i tramiti delle passioni e delle ansie dei protagonisti, ma rivestono ruoli diversi. Guglielmo è semplicemente un amico al quale Werther scrive; Lorenzo, invece, è "il nuovo Jacopo", poiché è lui che raccoglie gli scritti dell'amico morto, è lui che viene accolto in casa della madre ed è lui che è considerato da Jacopo come il nuovo figlio della madre poiché lui sta per morire. Jacopo investe Lorenzo dell'incarico di sostituirlo in vita e di raccogliere le sue memorie così da aver lasciato qualcosa prima di morire, e Lorenzo ricostruisce Jacopo attraverso le lettere e la diffusione di queste.

In sostanza devo dire che per leggere Foscolo impiegai mesi, per Goethe un giorno appena. In questo modo sottolineo la maggiore fruibilità del secondo testo, ma se è vero che ho apprezzato di più Werther come persona è vero anche che la simbologia di Foscolo mi è sembrata più incalzante e decisa.

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